Essere e restare "consapevoli" non è facile: la mente, i pensieri, i mulinelli
delle nostre preoccupazioni occupano continuamente la nostra mente e in
modo inconsapevolmente ne diventiamo condizionati mentre le tensioni e le
paure che ne scaturiscono non ci permettono di dare valore alla vita nella
sua semplicità.
Per ovviare tutto ciò lo Yoga, e l’Oriente in genere propone un’attitudine chiamata Abbandono rilassato al momento presente. Il grande tema della pratica della ricerca interiore e quindi anche dello yoga è l'abbandono che di per sé è difficile da descrivere trattandosi di un'esperienza che non si può cogliere sul piano cognitivo o intellettuale ma nella pratica della consapevolezza, l'abbandono si riferisce alla capacità di lasciar andare pensieri, emozioni, giudizi, o attaccamenti che sorgono durante la meditazione o nella vita quotidiana. Si tratta di una forma di distacco gentile che non implica la negazione o la repressione, ma piuttosto un'accettazione consapevole e un rilascio delle esperienze senza attaccarsi ad esse.
L’abbandono spesso quando non lo si conosce, lo si scambia per rinuncia o passività, tutt’altro rinnova forza ed energie e permette di affrontare le nostre scelte senza basarle sulla reazione, ma sulla consapevolezza, questo dona equilibrio, energia, rilassamento e porta amore verso la vita. Entriamo quindi nel cuore vivo della pratica solo quando l'ascolto si unisce al piacevole senza brama e quando l'ascolto si unisce allo spiacevole senza rifiuto, questo ci permette di accedere allo stato meditativo e contemplativo. Quando rimaniamo in un ascolto silenzioso possiamo scoprire la nostra vera- natura, la non dualità l'unità con il tutto.
Normalmente quando incontriamo il piacevole vorremmo trattenerlo, al contrario quando incontriamo lo spiacevole vorremmo allontanarlo, potreste dire a ragione che ciò è del tutto 'naturale', e ne convengo, ma purtroppo l'esperienza ci dice che alla base di questo atteggiamento abitudinario c'è molta della sofferenza esistenziale, molto 'dolore', che inconsapevolmente anno per anno, giorno per giorno, coltiviamo. La pratica rompe gradualmente la nostra abitudine, il nostro condizionamento, mettendoci in grado di fare concreta esperienza dell'abbandono. Lentamente ci apriamo ad una nuova comprensione a nuove intuizioni, allarghiamo il nostro cuore, liberiamo la mente, entriamo in un contatto vivo con la vita. "Come un sasso a contatto con l'onda del mare, diventa liscio e brillante così cambiamo con la pratica dello yoga saremo trasformati dall'onda verso una contentezza ad esserci
Per ovviare tutto ciò lo Yoga, e l’Oriente in genere propone un’attitudine chiamata Abbandono rilassato al momento presente. Il grande tema della pratica della ricerca interiore e quindi anche dello yoga è l'abbandono che di per sé è difficile da descrivere trattandosi di un'esperienza che non si può cogliere sul piano cognitivo o intellettuale ma nella pratica della consapevolezza, l'abbandono si riferisce alla capacità di lasciar andare pensieri, emozioni, giudizi, o attaccamenti che sorgono durante la meditazione o nella vita quotidiana. Si tratta di una forma di distacco gentile che non implica la negazione o la repressione, ma piuttosto un'accettazione consapevole e un rilascio delle esperienze senza attaccarsi ad esse.
L’abbandono spesso quando non lo si conosce, lo si scambia per rinuncia o passività, tutt’altro rinnova forza ed energie e permette di affrontare le nostre scelte senza basarle sulla reazione, ma sulla consapevolezza, questo dona equilibrio, energia, rilassamento e porta amore verso la vita. Entriamo quindi nel cuore vivo della pratica solo quando l'ascolto si unisce al piacevole senza brama e quando l'ascolto si unisce allo spiacevole senza rifiuto, questo ci permette di accedere allo stato meditativo e contemplativo. Quando rimaniamo in un ascolto silenzioso possiamo scoprire la nostra vera- natura, la non dualità l'unità con il tutto.
Normalmente quando incontriamo il piacevole vorremmo trattenerlo, al contrario quando incontriamo lo spiacevole vorremmo allontanarlo, potreste dire a ragione che ciò è del tutto 'naturale', e ne convengo, ma purtroppo l'esperienza ci dice che alla base di questo atteggiamento abitudinario c'è molta della sofferenza esistenziale, molto 'dolore', che inconsapevolmente anno per anno, giorno per giorno, coltiviamo. La pratica rompe gradualmente la nostra abitudine, il nostro condizionamento, mettendoci in grado di fare concreta esperienza dell'abbandono. Lentamente ci apriamo ad una nuova comprensione a nuove intuizioni, allarghiamo il nostro cuore, liberiamo la mente, entriamo in un contatto vivo con la vita. "Come un sasso a contatto con l'onda del mare, diventa liscio e brillante così cambiamo con la pratica dello yoga saremo trasformati dall'onda verso una contentezza ad esserci